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Bergamo è un modello

Cari amici,

il prossimo 26 maggio in città si vota per eleggere il nuovo Sindaco di Bergamo. Non sarà solo una scelta tra nomi diversi, il mio o quello degli altri candidati. Credo che più che in altre occasioni in questo caso si tratti di scegliere alcuni valori, una visione di città e di futuro.

Ricordate come era Bergamo cinque anni fa? Tra voi ci sono persone che allora votarono per me, e altre che invece non si convinsero a farlo. In ogni caso credo la mia proposta fosse chiara. C’era bisogno di “accendere” la città, di renderla più dinamica e concreta. Venivamo da anni di immobilismo e di infinite discussioni sugli stessi temi. C’era bisogno di fare. Sentivamo la necessità di coltivare la nostra identità ma di spazzare via il provincialismo. Volevamo una Bergamo aperta e inclusiva, moderna e in grado di esprimere tutte le sue potenzialità.

In questi cinque anni ci ho messo tutte le energie che ho potuto, sforzandomi di tenere sempre insieme due livelli: guardare contemporaneamente le grandi e le piccole cose. Dare un futuro alle aree dismesse della città e asfaltare le strade, riaprire la Carrara e tenere puliti i marciapiedi in tutti i quartieri, lottare per nuove infrastrutture, ottenere il riconoscimento dell’Unesco e occuparsi delle tante persone anziane che vivono sole, e del doposcuola dei bambini.

C’è ancora tanto da fare, ma io credo che quel treno lo abbiamo preso, che la nostra città sia cambiata e sia oggi più viva, più efficiente, più internazionale, più attenta alle fragilità. Abbiamo realizzato gran parte del programma che avevamo presentato cinque anni fa, abbiamo contribuito a rafforzare quel “modello Bergamo” che sarà in gioco il prossimo 26 maggio.

Non temo i miei competitor. Da ciò che dicono non mi pare abbiano una visione complessiva della città, non mi pare conoscano a fondo la nostra Bergamo. Non hanno accanto a sé una squadra competente, rodata e coesa. Non li temo, ma so che nel nostro Paese spira un vento insidioso. Non partiamo favoriti, la nostra è una corsa controvento. Per vincere serve una grande mobilitazione, non basta stare a guardare. Non sarà sufficiente il mio impegno – su quello sapete ormai di poter contare, non mi risparmierò di sicuro – o quello di chi condividerà questa sfida accettando di candidarsi insieme a me. Stavolta servono i bergamaschi, le cittadine e i cittadini che a questa città vogliono bene, cui chiedo di fare un passo avanti, di uscire di casa e darsi da fare.