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Giorgio Gori

Sono Giorgio Gori e, attualmente, sono il Sindaco di Bergamo

la città dove sono nato e vivo. Qui ho frequentato il liceo classico “Sarpi” e mi sono appassionato alla politica per la prima volta. Il mio sogno era fare il giornalista così ho iniziato a collaborare con alcuni giornali ed emittenti locali della mia città.

Durante l’esperienza nella redazione di “Bergamo Oggi” il mio direttore, Vittorio Feltri, mi licenziò. Fu la prima sconfitta della mia vita – col senno di poi una fortuna: da lì si sono aperte nuove strade (come spesso accade con le sconfitte).

Mi sono laureato in architettura e poi nel 1984 ho iniziato a lavorare a Rete4. Fininvest e poi Mediaset sono stati la mia “casa professionale” per 17 anni. Dal 1991 al 2001 sono stato direttore di Canale 5, di Italia 1 e poi di nuovo Canale 5.

Qui ho conosciuto Cristina Parodi

che allora era uno dei volti del TG5: ci siamo sposati nel 1995 e a Bergamo abbiamo deciso di costruire la nostra famiglia. Abbiamo avuto tre figli, Benedetta, Alessandro e Angelica.

Nel 2001 ho lasciato Mediaset per fare l’imprenditore, aprendo – con Ilaria Dallatana e Francesca Canetta – la casa di produzione televisiva Magnolia, specializzata nello sviluppo e produzione di contenuti per la televisione e per i media interattivi.

Nel 2012, dopo aver lasciato tutte le mie attività imprenditoriali, ho deciso di dedicarmi alla politica

e con alcuni amici ho fondato l’Associazione InNova Bergamo, dedicata ad approfondire i temi urbanistici e sociali della mia città. Nel 2014 mi sono candidato a Sindaco di Bergamo, vincendo al ballottaggio. Nel 2018 sono stato candidato (sconfitto) alla Presidenza di Regione Lombardia, mentre l’anno dopo ho rivinto a Bergamo, questa volta al primo turno: primo sindaco riconfermato nella storia della città di Bergamo da quando si vota direttamente il primo cittadino.

L'arrivo del Covid ha fortemente segnato il mio secondo mandato

nel male, per la violenza con cui l’epidemia ha colpito Bergamo; per le diffcoltà che ne sono derivate, ma anche per la straordinaria solidarietà e la capacità di ripresa che la mia città ha poi dimostrato. Di questo ho parlato nell’unico libro scritto fin qui – “Riscatto”, pubblicato a novembre 2020 –  nel quale sono confluiti anche il racconto delle mie esperienze e una riflessione sul futuro del nostro Paese.

Com'è normale, sul finire della mia esperienza "sindacale"

ho iniziato a interrogarmi sul “dopo”. Non sono più un ragazzino, ma ho ancora energia e voglia di fare. L’Europa  è l’orizzonte che più mi motiva, nella consapevolezza che le sfide del nostro tempo possono essere affrontate solo a quella scala. Mi interessano in particolare alcuni grandi temi – tra tutti la crisi demografica, le sue conseguenze sul lavoro, sul sistema sanitario e previdenziale, e come una buona gestione dell’immigrazione ne potrebbe mitigare l’impatto – ed è di questi, se sarò eletto al Parlamento Europeo, che vorrei concretamente occuparmi.

Il mio approccio dal privato alla politica

“Sono sempre stato uno sgobbone, uno che ai limiti del talento ha cercato di dare compensazione impegnandosi molto. Molto bergamasco, mi verrebbe da dire. Lavoro tanto e lavoro volentieri, e mi piace che le cose vengano bene”.

Quando mi sono candidato a Sindaco di Bergamo “non avevo idea di che tipo di rapporto potesse nascere con i miei concittadini: all’inizio pensavo a una cosa abbastanza manageriale, con tutte le specificità della politica [..] e del lavorare con la pubblica amministrazione – cosa di cui peraltro sapevo poco o nulla. E invece ho scoperto una dimensione molto più relazionale, molto più fisica ed emotiva, che lega un sindaco ai suoi concittadini e che è assolutamente uno degli aspetti più gratificanti di questa esperienza. Lo sperimenti quando attraversi a piedi le vie del centro o dei quartieri, e lo leggi nei saluti, nei sorrisi e negli sguardi delle persone che incroci, nelle parole di chi prende coraggio e ti ferma; persino nel distogliere lo sguardo di chi evidentemente non ti apprezza.”

Fare il Sindaco di Bergamo, insieme alla squadra dei miei assessori, insieme alla mia maggioranza, ha voluto dire nel primo mandato cercare di rendere più viva e dinamica la città, tirarne fuori le energie migliori, contribuire ad allargarne gli orizzonti e le ambizioni, mettere in circolo positività e concretezza. Il secondo mandato non so invece come sarebbe stato, se non fosse arrivato il COVID. Fare il sindaco nei mesi dell’epidemia è stato difficile e totalizzante, sicuramente molto faticoso. In quella buriana ho cercato soprattutto di essere un punto di riferimento, di trasferire un’idea di solidità e di fiducia, nonostante tutto. E spero di esserci riuscito.”